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Utenti:Michiluzzu Scalisi/Italiano/Camilleri Salvatore/Vocali mobili

Dâ Wikipedia, la nciclupidìa lìbbira.

Le vocali mobili

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Lo ha spiegato meglio Camilleri, quindi lasciamo parlare lui...

Salvatore Camilleri

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Riguardo le vocali mobili, Camilleri1 dice:

La e e la o hanno una loro caratteristica siciliana: quella di mutarsi, rispettivamente in i e in u, tutte le volte che perdono l'accento tonico, e quindi diventano atone. Per questa loro trasformazione abbiamo creduto opportuno chiamarle vocali mobili.
Esempi


vèru virità
pèna piniari
còttu cuttura
bannèra bannirola
sòla suletta
addèvu addivari
tèsta tistardu
trònu truniari
vèntu vintagghiu
frènu frinari
sònnu sunnari
vòlu vulari
còru curista
sònu sunari
lèttu littinu
chesa chisiudda
























Altre attestazioni

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Questo è un fenomeno indubbiamente siculo, ed uno a noi alquanto unico, almeno fra le lingue romanze. Lo attestano, assieme a Camilleri, molti altri scrittori e pure numerose altre attestazioni che esistono nella letteratura e nelle pronunce di siculofoni dappertutto. E' vero, però, che molti siciliani al giorno d'oggi osservono poco questo fenomeno integrale della loro lingua - un fatto sicuramente dovuto all'influsso dell'italiano e dell'inglese.

Purtroppo ci sono quelli che dicono che questa trasandatezza sia normale, che per un motivo o un altro le parole moderne non debbano conformarsi alle regole da millenni stabilite. Sostengono che tutte le lingue cambino, che si tratti di un'evoluzione del tutto normale. Questo, purtroppo, è sballato. Praticano loro una linguistica vecchia ed obsoleta, mentre occorre ormai una linguistica nuova ed adatta, dato il mondo nuovo in cui viviamo e la globalizzazione che stiamo soffrendo - una forza mai vista.

Per capire l'assurdità della cosa, basta guardare indietro un po' nella storia. Le lingue che hanno influenzato fin dall'inizio la lingua siciliana sono: il greco, il latino, l'arabo, il provenzale, lo spagnolo, il catalano, l'italiano e ormai l'inglese. Allora, abbiamo deciso di allegare una lista di parole entrate nella lingua siciliana da queste lingue attraverso i millenni, così il lettore possa riconoscere l'importanza e la portata di questo nostro fenomeno:


  • cuccía, frumento bollito; dal greco kokkìa, cioè frumento bollito.
  • cuddura, pane di forma circolare; dal greco kollùra, cioè pane di forma grossolana.
  • murriti, emorroidi; dal greco aimorroìs, -ìdos.
  • pistiari, mangiare voracemente; dal greco (p)esthio, cioè mangiare, divorare.
  • pitrusinu, prezzemolo; dal greco petrosèlinon.
  • strúmmula, trottola; dal greco stròmbos, cioè turbine, trottola.
  • timogna, massa di covoni, bica; dal greco temonìa, cioè cumulo.2



  • pruvenna, profenda, biada; dal latino med. provenda.
  • purcigna, come i porci; dal latino porcina.
  • rifirenna, riferimento; dal latino referenda, cioè cosa da riferire.
  • riversu, di cattiva condotta, riottoso; dal latino reversus, cioè deviato.
  • simigna, semenza; dal latino seminia pl. di seminium, cioè semenza.2



Si noti che...
Pur non essendo un esperto in linguistica araba, per quanto ne so io, non esistevano le vocali «e» ed «o» nella fonetica e scrittura classiche. Per questo motivo, dopo di avere riguardato le parole arabe entrate nel siciliano, non ha risultato nessuna che dimostri la regola in questione. Comunque, saranno fatte ulteriori richerche per una confermazione più concreta.












Franco-Provenzale

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  • ciminía, fumaiolo; dal francese cheminée.
  • firranti, grigio; dal ant. francese ferrant, cioè grigio.
  • munzeddu, mucchio; dal ant. francese moncel.
  • pirciari, bucare; dal normanno percher.
  • pirrera, cava di pietra; dal francese perrière, cioè petriera.
  • scuttari, scontare un debito; dal ant. francese escoter, cioè scomputare.2



  • addunari-si, accorgersi; dal catalano adonarse, cioè id.
  • affruntari-si, vergognarsi; dal catalano afrontarse.
  • assurtatu, fortunato; dal catalano assortat.
  • capunata, stuzzicante piatto siciliano...; dal catalano caponada.
  • criscimonia, accrescimento; dal catalano creiximoni.
  • rutancia, cerchietto, rotella di ferro; dal catalano rodanxa, cioè id.2



  • ammurrari, arenarsi, ostruirsi, non fluire più; dallo spagnolo amorrar.
  • attrivitu, audace; dallo spagnolo atrevido.
  • munteri, birro; dallo spagnolo montero, cioè guardaboschi.
  • murfía, sorta di malattia, per la quale il viso si trasforma; dallo spagnolo morféa; cioè specie di lebbra.
  • muschittu, zanzara; dallo spagnolo mosquito.
  • musuniari, stropicciare; da *masonear, metatesi dello spagnolo manosear.
  • truppicari, inciampare; dallo spagnolo trompicar.
  • zineffa, parte del cortinaggio che pende dall'alto; dallo spagnolo zenefa, cenefa.2



  • ggingivi; dall'italiano gengiva.
  • zzuppiari; dall'italiano zoppicare.
  • falignami; dall'italiano falegname.
  • cupetta; dall'italiano coperta.
  • spazzula; dall'italiano spazzola.3



  • affrusari; dall'inglese froze, frozen.3




[1]Camilleri, Salvatore (2005). GRAMMATICA essenziale della lingua siciliana (p. 6). Catania: Edizioni GRECO.
[2]Giarrizzo, Salvatore. DIZIONARIO ETIMOLOGICO SICILIANO. Palermo: HERBITA EDITRICE.
[3]Ruffino, Giovanni (1991). DIALETTO E DIALETTI DI SICILIA. Palermo: CUSL.